Roma nascosta: Un neo nel marmo botticino. I ruderi dell’Altare della Patria
Care amiche e amici oggi vi farò conoscere un angolo poco conosciuto ma ricco di fascino nel cuore del capitale. Proprio accanto all’Altare della Patria, il monumento costruito su progetto dell’architetto Giuseppe Sacconi e inaugurato nel 1911 per celebrare il cinquantenario dell’Unità d’Italia, soprannominata dai romani Torta nuziale o Macchina da scrivere, sorgono i ruderi di ciò che resta del complesso medievale di abitazioni, vie e piazze spazzato via per consentire l’allargamento della piazza per adeguarla alla mole del monumento simbolo della Roma capitale della nuova Italia libera e unita.
Tra il 1885 e il 1911 un’area di ben 19200 metri quadrati fu rasa al suolo, cancellando tra le polemiche importanti testimonianze dell’architettura medievale e rinascimentale e rimodellando il volto della città secondo i canoni della modernità, come stava accadendo in altri quartieri (Prati, Esquilino ecc.). In questo modo scomparvero alcune strade storiche di Roma e i relativi quartieri, come via Della Pedacchia, via Di Testa Spaccata, via Della Ripresa Dei Barberi, via Macel De’ Corvi e l’annessa piazza dove risiedette l’artista Michelangelo.
Altre strade al contrario furono stravolte con la demolizione di tutti i caseggiati che vi sorgevano ai lati, come via Giulio Romano, via San Marco e via Marforio. Quel che resta dello sventramento ottocentesco, anticipatore della furia picconatrice del ventennio fascista, è uno strano rudere stretto tra il bianco accecante del marmo botticino e i 124 scalini della scalinata che porta all’Ara Coeli. Si tratta delle rovine di una palazzina romana del II secolo, un’insula che si ergeva per ben sei piani e di cui oggi se ne conservano solo quattro.
L’edificio si è “miracolosamente” salvato, come vuole la tradizione, grazie alla protezione di due santi, san Biagio e santa Rita che qui avevano le loro chiese. Qualunque sia il motivo, il rudere sopravvissuto al piccone modernizzatore e che per incanto appare a fianco del gigante di marmo, è già di per sé un piccolo miracolo, che ci ricorda che non sempre sono le magnificenze a suscitare emozioni ma anche gli umili resti di un mondo che continua ad abitare nella nostra memoria e nella nostra anima.
Giornalista italiano con oltre 40 anni di esperienza nel mondo dei media.
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