Eugenio Carbone. Lo stile italiano tra moda e arte
Se immaginiamo che il destino dipinge la storia di ogni uomo in un quadro che poi appende, il quadro che riguarda Eugenio Carbone è unico ed originale.
La sua è una storia appassionante, nella quale alle asprezze della vita si sono contrapposte gioie e successi personali, elemento comune alle tante eccellenze nel campo dell’artigianato che, pur rimanendo nell’ombra, hanno contribuito alla divulgazione del Made in Italy. Al centro del suo quadro è presente il valore aggiunto rappresentato dall’amore per la famiglia, per il suo lavoro ma anche per l’arte e il desiderio, che non è mai venuto meno, di trasmettere generosamente alle nuove generazioni il suo sapere, senza segreti.
Eugenio Carbone nasce in provincia di Cosenza, nel 1933, a Mendicino, terra di coltivazione dei gelsi e allevamento dei bachi, sede già da metà dell’Ottocento di filande dove si produceva la seta.
Nella filanda Gaudio, pregevole opera di archeologia industriale, ha lavorato la madre dell’artista e lui, fin da piccolo, vi si è recato rimanendo incantato a guardare le fasi della produzione di quel tessuto morbido e lucente che ha stuzzicato la sua mente, proiettandola nel mondo della moda.
Il primo grande dolore Eugenio lo vive a 10 anni quando perde la mamma, ed è costretto ad interrompere gli studi per aiutare la famiglia con il suo lavoro. Inizia un percorso nel mondo della moda maschile, che prosegue con l’apprendistato nella sartoria da donna di Ernesto Reda a Cosenza.
Nel 1958 apre una sartoria in proprio con i fratelli e la fidanzata.
Grazie alle sue raffinate creazioni diventa il sarto di riferimento per le signore della borghesia cosentina.
Si sposa nel 1960, dopo la nascita del primo figlio gravemente malato, decide di trasferirsi a Roma per curarlo, chiudendo la sua sartoria: è il 1963.
L’incontro fortunato con la pioniera dell’Alta Moda italiana, Germana Marucelli, lo porta a conoscere i segreti della sartoria che lei elargisce generosamente, cambiando l’approccio al taglio ed alla modellatura. Lavora per tre mesi nella sede di Milano, conosce nel salotto letterario istituito dalla stilista poeti ed artisti: Ungaretti, Quasimodo, Lucio Fontana, Rinaldo Geleng, Manzù. Trasferitosi a Roma nella sede che la Marucelli ha in Piazza Mignanelli, realizza gli abiti disegnati da lei e destinati a personaggi come Mina, Rosanna Schiaffino, Marta Marzotto. Contemporaneamente porta avanti la sua sartoria a Roma, aiutato dalla moglie Eleonora.
Nel 1970 viene assunto dalle Sorelle Fontana come tagliatore; mostra i suoi figurini a Micol che ne apprezza le doti di disegnatore trasferendolo nel suo ufficio. Inizia una collaborazione che durerà più di quarant’anni; un rapporto di stima e rispetto reciproci, accomunati dall’interesse per la moda e dallo stesso dolore: quello per la perdita di un figlio.
Carbone lavora con il noto marchio realizzando abiti per le collezioni dell’alta moda pronta, ma anche per le clienti dell’atelier come Susanna Agnelli. Negli anni 2000, Micol Fontana lo invita ad esporre le sue opere pittoriche presso la Fondazione in Via di San Sebastianello a Roma, sarà anche la madrina di altre mostre realizzate nella città eterna. Successivamente gli affida dei seminari di Moda.
Carbone utilizza il metodo racchiuso nel trattato da lui ideato in seguito ai suoi anni di insegnamento presso prestigiose scuole di moda come l’Accademia di Costume e Moda di Roma e lo IED, avendo tra i suoi allievi anche Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri.
Nel 1987 presenta a Palazzo Barberini una collezione autunno/inverno, è l’unica volta in cui percorre la passerella con le modelle che indossano i suoi abiti, riscuotendo successo di stampa e pubblico, presenti anche Micol e Giovanna Fontana e Franco Montanarini, figlio di Zoe Fontana, suo carissimo amico con il quale condivide la passione per la pittura e per il quale realizza collezioni di pret-a-porter, continuando a lavorare per la sua azienda anche dopo la prematura morte di Franco.
Successivamente lavora come collaboratore esterno per Renato Balestra, realizzando abiti per le collezioni di Alta Moda pubblicati su Vogue: creazioni prestigiose alle quali si dedica con passione. Lo stilista gli affida la realizzazione di abiti da cerimonia per una principessa araba che Carbone taglia e cuce con maestria. Balestra di ritorno da Parigi, dove si è recato a provare gli abiti alla principessa, lo chiama per complimentarsi con lui: una prima prova di abiti che non hanno la necessità di correzioni e possono essere ultimati senza ulteriori prove. Per l’artista piccole soddisfazioni personali che vengono raccontate in famiglia e a pochi amici, vista la sua riservatezza.
Parallelamente alla sua attività sartoriale porta avanti con successo la sua passione per l’arte realizzando mostre in varie città d’Italia a partire dal 1963. Negli ultimi dieci anni di vita intensifica l’attività di pittore, non ci sarà giorno che non sarà dedicato alla realizzazione di quadri ad olio e ad acquerello, sperimenterà tecniche e materiali di diverso tipo lasciando una vastissima produzione.
Eugenio Carbone è mio padre, un padre “impegnativo”, un uomo geniale, creativo, infaticabile, non ricordo di averlo mai visto perder tempo o fermarsi per riposare. Se ripenso a lui lo vedo con la matita in mano a fare uno schizzo o con il pennello mentre dipinge un quadro o muovere le mani sul manichino per creare abiti.
È stato così fino alla fine, anche negli ultimi giorni il suo pensiero è andato ai progetti che desiderava realizzare. Il più ambizioso che aveva, la pubblicazione della sua biografia, lo ha potuto solo accarezzare e seguire le fasi iniziali: le interviste della scrittrice Daniela Rossi e la lettura dei primi due capitoli. La biografia Eugenio Carbone, un genio tra ago e pennello è stata pubblicata per il suo novantesimo, il 1° dicembre 2023, due anni dopo la scomparsa.
La sua presenza resta tangibile nelle circa diecimila opere pittoriche e sartoriali che ha lasciato e che sono conservate nell’Archivio storico di cui sono responsabile, altre migliaia di opere figurano nelle collezioni private di suoi estimatori in Italia e all’estero e nei guardaroba delle centinaia di clienti alle quali ha confezionato abiti da sposa, da cerimonia o per tutti i giorni.
Nell’Archivio sono conservati ritratti omaggio a personaggi come Micol Fontana, Renato Balestra, Germana Marucelli, Mina, Rita Levi Montalcini, Papa Wojtyla, Papa Giovanni XXIII, ritratti di famiglia, composizioni a tema moda, con strumenti musicali, altri che rappresentano prove in atelier o l’artista mentre lavora in sartoria, paesaggi dei suoi luoghi del cuore e scorci dei luoghi visitati. Ma sono presenti anche abiti delle collezioni realizzate in sartoria, alcuni dei quali sono stati prestati per le riprese di un cortometraggio “Cosenza in testa” di Caterina Misasi, oltre a numerose modellature e mini creazioni in seta, come le preziose miniature di abiti di Sorelle Fontane realizzate interamente a mano: l’abito da sposa di Linda Christian per il suo matrimonio con Tyron Power, quello della figlia di Guglielmo Marconi e della figlia del presidente Truman, infine l’abito indossato da Ava Gardner nel film “La contessa scalza”.
Ritengo doveroso far conoscere la sua storia; anche se papà non ha mai amato i riflettori, perché era una persona umile, onesta, riservatissima. Ha fatto del lavoro la propria ragione di vita con l’intento di consegnare ai nipoti un prezioso tesoro che desidero far conoscere perché è il frutto di sacrifici, precisione, di generosa disponibilità ad offrire agli altri opere da ammirare nelle quali perdersi con la fantasia, abiti nei quali sentirsi unici, racconti dai quali trarre ispirazione e insegnamento.
Papà diceva sempre che la fantasia e la creatività lo avevano aiutato nella vita a trasformare il dolore, per le perdite della mamma e del figlio, in bellezza: essa traspare da ogni sua opera e dovrebbe esser messa a disposizione di tutti, nei musei, per essere ammirata, perché l’arte in ogni sua forma e declinazione appartiene ad ognuno di noi e solo così rimane eterna.
Anche il suo trattato “Fondamenti di stilismo e modellismo per la progettazione libera su manichino”, al quale è abbinato un mini manichino in scala 1:2, rappresenta una pietra miliare nello studio del modellismo e vuole essere un aiuto per i giovani che amano e studiano la moda e che ad essa si appassionano, così come è accaduto per la nipote Ginevra Losito Carbone che è la sua erede artistica sia dal punto di vista pittorico sia sartoriale poiché ha sempre accompagnato il nonno in tutte le sue attività ed intende proseguirne anche l’opera, realizzando quelli che erano i desideri di Eugenio Carbone
SUSY CARBONE
Susy Carbone, figlia di Eugenio Carbone, è la responsabile dell’Archivio storico dell’artista.
Romana di nascita, ha lavorato come stilista insieme al padre nella loro sartoria ed anche per varie case di Moda. Oltre al proprio lavoro di docente, coltiva la passione per la moda, per l’arte e la creatività e dal 2021 si dedica alla diffusione dell’immenso patrimonio pittorico e sartoriale ereditato dall’artista curando eventi, esposizioni e progetti per le scuole.
Archivio Storico Eugenio Carbone
Ufficio stampa e contatti
Cell.3297447383
Email: ecr.arte@gmail.com
Sito: ecr.moda
Giornalista detentore dal 2015 del Guinness World Records TV e Ambasciatore Borghi più Belli d’Italia.