La ricerca italiana al servizio della comunità: il CNR
La ricerca italiana al servizio della comunità: Una risorsa di conoscenze e di competenze per la salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale del paese.
Osvaldo Bevilacqua intervista, Salvatore Capasso, Direttore dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-ISMed).
Care amiche cari amici il 2023 è un anno speciale per il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) la più grande e importante istituzione di ricerca italiana che con la sua rete di ricercatori affronta ogni giorno sfide che spaziano dalla salute dell’uomo e del pianeta all’alimentazione e agricoltura sostenibile, dall’ambiente all’energia, dai nuovi materiali all’aerospazio. Il suo fondamentale contributo in questi decenni ha interessato la nostra società in ogni suo aspetto contribuendo in modo determinate anche alla tutela del patrimonio culturale e indirettamente alla salvaguardia di una delle principali voci della nostra economia: il turismo.
Fondato nel 1923, il Cnr raggiunge quest’anno i suoi primi cento anni: con l’occasione del varo del mio magazine on line, L’Italia di Osvaldo, intendiamo riprendere la collaborazione con la rete di oltre 7000 ricercatori e ricercatrici dell’Ente per raccontare le scoperte, gli studi e le storie più affascinanti direttamente dai luoghi della ricerca. Un meraviglioso viaggio nell’eccellenza della ricerca italiana che inizia con un’intervista aSalvatore Capasso, direttore dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo (Cnr-ISMed).
Iniziamo il nostro viaggio intervistando Salvatore Capasso, direttore dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-ISMed) e Professore di Economia all’Università degli Studi di Napoli Parthenope, PhD all’Università di Manchester, che da anni si occupa di integrazione economica e di economie dei Paesi del Mediterraneo. L’impegno profuso in questo periodo è stato rivolto nella direzione del sostegno e della promozione dell’integrazione, della sostenibilità, della crescita e dello sviluppo dell’area mediterranea anche nel settore del turismo, per il quale all’ISMed è attivo con un settore di ricerca appositamente dedicato.
Il Cnr si appresta a compiere 100 anni di vita. Cosa farete per celebrare questo importante avvenimento?
Abbiamo in programma una serie di iniziative divulgative che verranno realizzate lungo tutto il 2023 nei circuiti della nostra rete sul territorio, grazie a centinaia di sedi e presidi presenti ovunque da nord a sud: l’obiettivo è quello di raggiungere la società a tutti i livelli, dagli studenti alle imprese ai cittadini tutti, attraverso un percorso di eventi che ruoteranno attraverso alcune parole chiave, tra cui sostenibilità̀, biodiversità̀, transizione ecologica e digitale, economia circolare, patrimonio culturale, pace e diplomazia scientifica. Il programma è in continuo aggiornamento sul sito https://centenario.cnr.it/ , e culminerà con una grande cerimonia istituzionale nel giorno del “compleanno”, il 18 novembre 2023 che avrà luogo nella sede centrale di Roma.
Quali sono gli obiettivi che la vostra grande rete di ricerca si pone, nella sua attività quotidiana?
Eccellenza scientifica, innovazione sociale, diplomazia scientifica e tecnologica rappresentano da sempre la nostra missione, che abbiamo perseguito con costanza e coerenza nelle varie fasi della storia italiana ed europea. Proprio grazie alla sua multidisciplinarietà, il Cnr può e deve porsi al fianco della società con l’obiettivo di supportarla e dove possibile di migliorarla: lo abbiamo visto da vicino nel grande sforzo comune messo a disposizione per fronteggiare la pandemia, ma sono moltissimi i campi in cui la ricerca può favorire un cambiamento profondo, pensiamo all’uso dell’ICT e delle tecnologie abilitanti per le nostre case, oggi sempre più frequenti, e alle grandi sfide che ci attendono sui fronti della transizione energeticae dello sviluppo verso un sistema socio-economico più sostenibile.
Quando si pensa alla ricerca scientifica vengono in mente la medicina, l’energia, lo studio dell’infinitamente piccolo, qual è l’impegno sul fronte delle scienze umane?
Effettivamente agli occhi della maggior parte delle persone è molto più chiaro l’apporto che alcuni settori della ricerca – come la fisica, la medicina, la chimica, l’ingegneria – possono portare alla società, in termini di scoperte di vaccini, brevetti, nuove tecnologie; mentre è molto meno evidente, ma non meno importante, la ricaduta che le scienze umane possono avere per il benessere e la crescita della società. Basti pensare al ruolo cruciale che hanno le scienze umane nel fronteggiare emergenze come la crisi economica, la transizione energetica, le migrazioni, i cambiamenti climatici: sono tutti fenomeni che le scienze umane e sociali, insieme alle scienze naturali e in generale alle scienze cosiddette ‘dure’, possono contribuire a comprendere anche nelle prospettive storiche e sociali, con dati scientifici, analisi e chiavi di lettura sulle possibiliricadute sociali ed economiche: un contributo essenziale nella conoscenza di questi fenomeni, essenziale sia per consentire ai decisori politici l’adozione di politiche adeguate ed efficaci, sia per orientare al meglio tutti i soggetti coinvolti nei vari settori nella allocazione di risorse einvestimenti: un supporto tecnico-scientifico delle scienze umane a favore dello sviluppo scientifico, culturale, tecnologico, economico e sociale del Paese.
Il Cnr cura annualmente il Rapporto sul turismo italiano. Cosa emerge dall’ultimo rapporto, come sta cambiando il modo di viaggiare degli italiani?
Per molti anni il Rapporto sul Turismo italiano del Cnr ha raccontato la storia di un fenomeno in costante sviluppo, che ha subito con la pandemia un brusco arresto. A ridosso di questa grande crisi, abbiamo lanciato al Cnr-ISMed una nuova serie monografica di Rapporti sul turismo, con un focus specifico sulle regioni del Mediterraneo: “Tourism Studies on the MediterraneanRegion”. Il volume pubblicato nel 2020 è stato concepito proprio per comprendere in che modo la pandemia ha inciso sul settore turistico in diversi paesi del Mediterraneo e per fornire ad operatori e policy makers riflessioni e strumenti per trasformare la crisi in opportunità. L’ultimo rapporto analizza invece il mondo delle tecnologie 4.0 applicate al turismo, che si apre a nuove forme di esperienze e quindi a grandi opportunità di crescita che comprendono e mescolano la visita tradizionale con spazi e strumenti del virtuale. Il prossimo volume tratterà un altro tema fortemente strategico per il settore del turismo, che è quello dell’enogastronomia e del ruolo che può avere nello sviluppo del turismo nel Mediterraneo, con particolare attenzione ai prodotti tipici delle aree interne, ai nuovi comportamenti dei turisti, e all’enogastronomia come risorsa identitaria di un territorio. Quello che emerge in questo momento storico è un processo di “ripensamento” del turismo – il cosiddetto RethinkingTourism, che dovrebbe favorire una trasformazione del concetto stesso di turismo, come peraltro ribadito anche dalla World Tourism Organization. Le parole d’ordine di questo nuovo approccio sono resilienza e sostenibilità, due valori di cui proprio la crisi pandemica ha dimostrato l’importanza e che dovrebbero costituire un punto di riferimento per nuove modalità di fruizione turistica, più attente al territorio e alle risorse locali.
In questo senso il nostro Paese, con il suo enorme patrimonio di piccoli borghi, offre una scelta invidiabile. Come può la ricerca scientifica favorire questo trend?
La valorizzazione dei borghi è uno tra i temi di ricerca dell’Istituto di studi sul Mediterraneo (Cnr-Ismed), che ha contribuito ad inserire il termine ‘borgo – heritagetown’ nella Encyclopedia of Tourism Management and Marketing.I borghi sono un tesoro inestimabile dell’Italia e il loro valore è emerso ancora di più a seguito della pandemia da Covid-19, che gli ha permesso di divenire mete turistiche desiderate, perché più tranquille e meno rischiose,non affollate, ricche di attività da svolgere in open air, raggiungibili con brevi spostamenti. Gli studi dei ricercatori si sono concentrati in modo particolare sulle nuove opportunità di sviluppo dei borghi, attraverso la definizione di forme di turismo sostenibile. Inoltre, partendo dai risultati delle ricerche scientifiche e dalla osservazione dei nuovi modelli di lavoro basati sullo smart working, i nostri ricercatori hanno individuato come il turismo nei borghi possa trovare nuova linfa in questi modelli di lavoro a distanza. L’obiettivo di un turismo sostenibile nei borghi è però impossibile da raggiungere senza una pianificazione strategica e metodologie che partano dalla necessità di tutelare e valorizzare le risorse identitarie dei luoghi. In questo senso, i ricercatori hanno favorito molte occasioni di confronto tra il mondo della scienza e il territorio, volte ad individuare adeguati percorsi di crescita partendo proprio dalle peculiarità di ciascun territorio, per fornire strumenti, criteri e metodologie utili avviare circoli virtuosi di sviluppo. Infine va sottolineato che con il PNRR si aprono nuove opportunità di finanziamento non solo per la conservazione e la tutela dei borghi, ma anche per migliorarne l’attrattività favorendo la messa a punto di tecnologie nei settori della mobilità, della trasformazione digitale, della sanità, della sicurezza, dell’accessibilità. Se questi aspetti saranno sviluppati in un’ottica sistemica, potranno rappresentare un incredibile volano di rilancio economico per il nostro Paese. L’Italia è un museo a cielo aperto costituito da tante piccole realtà di grande pregio e valore: quella dei borghi è un’Italia nascosta, diversa da quella che tutti conoscono nel mondo, un luogo ideale dove staccare dalla frenesia urbana per(ri-)scoprire relazioni umane, cultura e paesaggi spesso unici dal punto di vista naturalistico. Una ricchezza economica e sociale da scoprire e condividere.
di Paolo Portone
Giornalista italiano con oltre 40 anni di esperienza nel mondo dei media.
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