La magia delle Piccole Dolomiti. Alla scoperta di un tesoro della Lucania
Percorrendo negli anni l’Italia ho sempre pensato che le Dolomiti siano l’ottava meraviglia del mondo, senza nulla togliere alla loro incantevole bellezza e unicità, credo che l’appellativo piccole Dolomiti Lucane con cui è conosciuto il gruppo di cime che svettano come “giganti emersi dal mare” nel cuore dell’omonimo parco naturale, al centro della Val Basento, sia assolutamente meritato. Non solo per la somiglianza morfologica con le più famose montagne trivenete, ma per una sua peculiare bellezza e per la ricchezza di storia e di tradizioni che caratterizzano questa piccola dorsale montuosa e i magnifici borghi che la impreziosiscono, Pietrapertosa e Castelmazzano.
Quando per la prima volta, diversi anni fa, giunsi da queste parti con la mia troupe, rimasi meravigliato dalla singolare bellezza della natura di queste Alpi in miniatura. Una corona di guglie arenarie dalle forme più bizzarre e dai nomi fantasiosi (l’aquila reale, l’incudine, la grande madre, la civetta) che hanno stimolato nei secoli la fantasia dei suoi abitanti. Ai suoi piedi, borghi fra le rocce dove volano le aquile e nidificano le rare cicogne nere. E la verde distesa di 4.200 ettari della foresta di Gallipoli Cognato, a cui si aggiungono gli imponenti esemplari di cerro, tigli, aceri e agrifogli del Bosco di Montepiano.
Tutti insieme formano il Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle piccole Dolomiti Lucane, un’area di oltre 27.000 ettari che si estende tra la provincia di Matera, con i borghi di Accettura, Calciano e Oliveto Lucano, e la provincia di Potenza con Castelmezzano e Pietrapertosa, quest’ultimi entrati nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia. Per chi volesse regalarsi una piccola vacanza in questi incantevoli luoghi suggerisco di iniziare con una visita a Castelmezzano, alla scoperta del suo cuore antico, dove la roccia sembra emergere dalle viscere della terra e dove le abitazioni arroccate sono incorniciate da lastre di arenaria.
Il piccolo borgo prende il nome dal Castrum Medianum, un castello normanno da cui si possono ammirare le rovine delle mura. Salendo dal centro su una rampa di scale di può raggiungere la cima da cui si può godere una vista mozzafiato del Parco regionale. Un tempo questi territori pullulavano di briganti che trovavano rifugio nei numerosi nascondigli naturali, disseminati tra le rocce e la rigogliosa vegetazione, di cui si conserva memoria nei racconti dei locali.
Così come altrettanto radicate nel folklore sono le storie delle famose masciare (fattucchiere) lucane, impropriamente definite streghe, oggetto della ricerca del grande antropologo Ernesto De Martino. A queste figure al confine tra la storia e la leggenda, è stato dedicato un suggestivo itinerario ispirato al romanzo di Mimmo Sammartino, Vito ballava con le streghe (Sellerio 2004). Su un antico sentiero contadino di circa 2 km, che collega i Comuni Castelmezzano e di Pietrapertosa, si snoda il suggestivo Percorso delle sette pietre. Con l’ausilio di sette totem il visitatore potrà compiere un viaggio nella memoria condivisa da generazioni, che lo condurrà nel mitico mondo della magia lucana, attraverso sette parole chiave (destini, incanto, sortilegio, streghe, volo, ballo, delirio).
Per chi invece volesse provare realmente l’adrenalinica esperienza del volo delle “streghe”, potrà sperimentarlo su per un filo d’acciaio che gli permetterà di lanciarsi con la linea da Castelmezzano (quota di partenza 1019 mt) e arrivare a Pietrapertosa (quota di arrivo 888 mt) toccando i 120 Km/h su una distanza di 1452 metri! Per gli impavidi esiste anche l’altra linea, detta di San Martino che parte da Pietrapertosa (quota di partenza 1020 mt) e arriva a Castelmezzano (quota di arrivo 859 mt) dopo aver percorso 1415 mt raggiungendo una velocità massima di 110 Km/h. Per chi invece volesse arrivare a Pietrapertosa in macchina può raggiungerla con una strada tortuosa ma panoramica e godere l’avvicinamento a questo autentico gioiello delle Piccole Dolomiti. Abbarbicato a 1088 metri sul livello del mare, svetta sulla nuda roccia il comune più alto della Basilicata e uno dei borghi più belli d’Italia Pietrapertosa, nome derivante dalla grande roccia forata che si trova all’ingresso del paese (in dialetto Pietraperciata (pietra forata).
Dominato dal Castello normanno (costruito su una precedente torre saracena), da cui si gode un panorama mozzafiato della valle del Basento, è impreziosito nel centro storico dall’Arabata (in dialetto Arav’t), una stretta linea di vecchie case di contadini collegate tra loro da un fitto dedalo di cunicoli, che si insinua tra le pareti di roccia arenaria, suggestiva testimonianza dell’antica presenza araba. Assolutamente da visitare è la chiesa madre intitolata a San Giacomo Maggiore che custodisce un prezioso affresco, risalente ai primi decenni del Cinquecento, opera di Giovanni Luce da Eboli ispirato al tema del Giudizio Universale, in cui fedelmente alle sacre scritture, in particolare all’Apocalisse, sono rappresentati con vivida efficacia gli eventi degli ultimi giorni, in particolare la resurrezione dei morti e il destino delle anime,singolarmente ambientati in un paesaggio in cui è possibile riconoscere i tipici calanchi argillosi e le guglie di arenaria delle locali Dolomiti lucane.
Terra ricca di storia e di tradizioni come il rito dello sposalizio del Mascio e della Cima, sopravvivenza di un antichissimo culto arboreo, che affonda le sue radici nell’animismo, simile a quello più famoso di Accettura (il Maggio), che si celebra in giugno e che culmina con una coloritissima e chiassosa festa popolare. Un ultimo consiglio, se passate da queste parti non mancate di assaggiare i famosi peperoni cruschi, il maialino nero cotto a bassa temperatura, all’agnello delle Dolomiti Lucane al timo selvatico con funghi, la costata di Podolica alla brace, e il mitico baccalà alla lucana.
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APT Basilicata
Vito Francesco Ruggiero
Michele Luongo
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Lucia Piccirillo
Mngon
Gio Russo
Teodoro Corbo
Giornalista italiano con oltre 40 anni di esperienza nel mondo dei media.
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