Il fascino antico di Centuripe, il paese geoglifo
Tra le innumerevoli bellezze che può vantare il nostro paese figura senza dubbio un borgo in Sicilia, che visto dall’alto sembra una persona adagiata, o secondo altri una stella marina, e che ricorda in piccolo i misteriosi geoglifi di Nazca e di Palpa in Perù. Si tratta di Centuripe, ridente borgo dalle radici antichissime, in provincia di Enna, che sorge sulla sommità di una formazione montuosa a 733 metri sul livello del mare, non distante di suggestivi Calanchi del Cannizzola, da cui si ammirano il versante occidentale dell’Etna, la valle del Simeto e anche la Piana di Catania, motivo per cui Garibaldi durante la celebre spedizione dei Mille lo definì appropriatamente “balcone della Sicilia”. A differenza delle misteriose linee peruviane, Centuripe deve la sua particolare forma allo sviluppo planimetrico polilobato con cui nei secoli è venuto sviluppandosi il centro abitato, oggi reso inconfondibile per le sue abitazioni a schiera su più piani attraversate dai caratteristici vicoli a gradoni che si affacciano dalle sporgenze rocciose sulla valle sottostante.
Chiarito il mistero del suo singolare aspetto, il piccolo paese siciliano non mancherà di stupire anche il più navigato e curioso dei viaggiatori con il fascino della sua millenaria storia. Le origini di Centuripe (Centuorbi in dialetto locale) si perdono nella notte dei tempi; l’area dove attualmente sorge il comune risulta infatti abitata già nella protostoria, come testimoniano le importanti pitture rupestri neolitiche scoperte nel “Riparo Cassataro”, al momento uniche nella Sicilia orientale. Colonizzato nel secolo a.C. dai Siculi, popolazione d’origine Osco-Umbra, come documenta l’importante askos (vaso per bevande) rivenuto durante una campagna di scavi, oggi conservato nel Museo Regionale di Karlsruhe, in cui è incisa la più lunga iscrizione in siculo a noi pervenuta, Centuripe conobbe sicuramente il periodo di maggior splendore in età ellenistica e poi romana, diventando uno dei più importanti centri di produzione coroplastica e di ceramica del bacino del Mediterraneo centro orientale.
A partire dal III secolo a.C., l’industria locale di terracotta raggiunse un tale grado di raffinatezza nella produzione di statuette fittili votive da meritare l’epiteto di Tanagra di Sicilia, dal nome della celebre città della Beozia, famosa per la tradizione coroplastica. Alcune di queste tanagrine di squisita fattura raffiguranti Afrodite, Eroti volanti, Fauni danzanti e Psychài, sono oggi conservate nel locale Museo archeologico, una delle mete più apprezzate dai visitatori per la ricchezza dei reperti conservati. Tra questi spiccano le anfore dalle caratteristiche decorazioni con rilievo floreale o architettonico dipinte a tempera con ricchezza di sfumature, spesso richiamanti il culto dionisiaco, oppure i vasi in forma di grandi teste o di busti colorati con tinte rossastre e impreziositi da raffinate ombreggiature. Modelli di bellezza conosciuti dagli esperti come vasi centuripini, secondo gli storici sarebbero ben 39 le tipologie autoctone, che influenzarono a detta degli esperti la produzione di altri opifici siciliani in età classica, alcuni eccellenti esemplari di questa tradizione si possono oggi ammirare al Metropolitan Museum of Art di New York.
Nonostante il saccheggio del patrimonio archeologico perdurato nel corso dei secoli, la grandissima tradizione centuripina continua a mantenersi viva nelle piccole industrie e laboratori di ceramica in cui vengono riprodotte copie di alta qualità dei vasi antichi molto apprezzate dai turisti. Del glorioso passato si conservano importanti vestigia anche nel centro storico come le strutture ellenistico-romane con mosaico “stanze antiche”, nei pressi della Chiesa del Crocifisso e la fontana cisterna di età romano imperiale cosiddetta Dogana, a soli 500 metri dal Museo. Fuori dal perimetro cittadino di sicuro interesse sono i resti termali di età ellenistico-romana in zona Acqua Amara e presso la Sorgiva Bagni, e ancora la necropoli dell’età del ferro, con tombe a circolo di pietra in Contrada Casino, i ruderi di un antico abitato con annessa necropoli risalente all’ VIII secolo a.C. in zona Vallone Gelso, il complesso monumentale antica sede degli “Augustali” presso il Mulino Barbagallo, le rovine di quello che è comunemente conosciuto come Ponte romano, nei pressi del Ponte Barca di Biancavilla, importante testimonianza della posizione strategica che ricopriva Centuripe in età romana lungo la via frumentaria che collegava Catania con la costa tirrenica risalendo il corso del fiume Simeto, attraversando Aetna (Paternò), Centuripe, Agyrium (Agira), Assorum (Assoro), Henna (Enna) e proseguendo fino a Terme Imeree. Ma Centuripe non è solo antichità classica, il piccolo centro è adornato da luoghi di culto di particolare bellezza come la colorata Chiesa Madre intitolata alla Immacolata Concezione, risalente al XVII secolo, e la Chiesa del Crocifisso che impreziosiscono il suo dedalo di vicoli.
Una devozione particolarmente sentita che si manifesta nei suggestivi festeggiamenti in occasione della ricorrenza dei patroni santa Rosalia e san Propsero (15-19 settembre), come forte è attaccamento alle tradizioni contadine che oggi rivivono nella collezione di Antropologia Culturale del Museo Etno-Antropoloigco della Civiltà Contadina, ospitato nella sede dell’ex Macello Comunale, in cui sono raccolti gli oggetti della vita quotidiana dell’età preindustriale. Naturalmente non mancano le attrazioni per i buongustai che potranno deliziare il palato con i genuini prodotti del posto, tra cui il pregiato zafferano, l’ottimo formaggio locale e i prelibati insaccati, ma anche con le squisitezze della cucina tipica tra cui spiccano “a pasta che finuocchi”, ovvero la pasta con il finocchietto selvatico, le frascatole (una sorta di polenta realizzata con ceci e piselli) con la pancetta e la gustosa zuppa di fave con il lardo.
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Pio Andrea Peri
Salvatore La Spina
Salvo La Spina
Fototonina
Parco Archeologico della Neapolis
Giornalista italiano con oltre 40 anni di esperienza nel mondo dei media.
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