Il Fascino di Pompei, una delle aree archeologiche più visitate e amate al mondo
La prima visita che ho fatto arrivando all’area archeologica di Pompei è stata all’𝐴𝑛𝑡𝑖𝑞𝑢𝑎𝑟𝑖𝑢𝑚 che custodisce importanti reperti che testimoniano la storia di questa celebre città romana sconvolta e distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C..
Ho dedicato vari speciali televisivi a questo sito Unesco Patrimonio dell’umanità ai primi posti nella classifica delle aree archeologiche più visitate e amate al mondo. Ho mostrato i tesori oggi visibili in alcuni musei, ma soprattutto i calchi anche più recenti di alcune vittime di questa terribile eruzione come un cavallo, una famiglia con bambino e uno schiavo col suo “padrone” trovati pietrificati in una lussuosa Villa suburbana di Civita Giuliana nel 2020. Devo dire che il turbamento e la commozione sono potenti e non è difficile sentire un nodo alla gola quando gli occhi si riempiono di immagini, come fotografie, di una immensa tragedia.
Di un paio di giorni fa la scoperta di una testuggine di 2000 anni col suo uovo non ancora nato, ritrovati a mezzo metro di profondità in una bottega in Via dell’Abbondanza.
Migliaia i visitatori che, come robot, mettono in azione le loro macchine fotografiche e telecamere e solo dopo il click si rendono conto che quelle immagini non appartengono a un film, ma rappresentano una sconvolgente realtà che ha fatto scomparire una città intera in un attimo eterno. Durante le riprese di ieri ho incontrato veramente un fiume di stranieri da ogni continente e mi ha fatto veramente piacere dopo il periodo oscuro che stiamo ancora vivendo.
Oggi Pompei si presenta al mondo intero con tutto il suo fascino, la sua ricchezza e bellezza infinita. Ci vorrebbero 4 o 5 giorni per entrare nella sua anima o più visite e sono anche convinto delle scelte del nuovo Direttore Generale del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel e delle sfide che lo attendono a cominciare dalle nuove soluzioni tecnologiche al servizio dell’archeologia che si stanno sperimentando a Pompei e che si inseriscono in un progetto generale eccezionale per il futuro di Pompei.
𝐈𝐥 𝐃𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚:
«Una delle ultime prove di monitoraggio delle strutture archeologiche è stata eseguita di recente con Spot, un robot quadrupede che è in grado di ispezionare luoghi, anche di piccole dimensioni, in tutta sicurezza, acquisendo e registrando dati utili allo studio e alla progettazione di interventi.
L’obiettivo dell’utilizzo di soluzioni tecnologiche innovative è proprio quello di migliorare il monitoraggio dell’esistente e la conoscenza dello stato di avanzamento dei lavori delle aree oggetto di recupero o restauro e dunque gestire la sicurezza del sito, oltre che dei lavoratori.
Tali sperimentazioni si inseriscono nel più ampio progetto del Parco archeologico di Pompei 𝑆𝑚𝑎𝑟𝑡@𝑃𝑂𝑀𝑃𝐸𝐼, finalizzato a una gestione intelligente, sostenibile e inclusiva del Parco, attraverso una soluzione tecnologica integrata che fa di Pompei uno 𝑺𝒎𝒂𝒓𝒕 𝑨𝒓𝒄𝒉𝒂𝒆𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒄𝒂𝒍 𝑷𝒂𝒓𝒌.
Entra nel vivo il progetto “𝐑𝐞𝐏𝐀𝐈𝐑”, acronimo di 𝐑𝐞𝐜𝐨𝐧𝐬𝐭𝐫𝐮𝐜𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐭: 𝐀𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐜𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐑𝐨𝐛𝐨𝐭𝐢𝐜𝐬 𝐦𝐞𝐞𝐭 𝐂𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥 𝐇𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚𝐠𝐞, che grazie a una tecnologia d’avanguardia, contribuirà alla ricomposizione delle migliaia di frammenti degli affreschi della Casa dei Pittori al lavoro della Schola Armaturarum, conservati nei depositi del Parco archeologico di Pompei».
Il nostro più affettuoso in bocca al lupo al Direttore a alla sua squadra e naturalmente l’invito a coloro che non ci fossero mai stati a provare personalmente questa indimenticabile esperienza!
Gallery:
Immagini per gentile concessione di:
Pier Paolo Metelli
Giornalista italiano con oltre 40 anni di esperienza nel mondo dei media.
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